Luoghi e memorie

Goli Otok/Isola Nuda    

Goli Otok è una piccola isola della Croazia, situata nell'Adriatico settentrionale, nota per aver ospitato una prigione per oppositori politici del regime comunista jugoslavo. Il suo nome, che significa isola calva o isola nuda, deriva dalla pressoché totale assenza di vegetazione che la caratterizza.

Già durante la Prima guerra mondiale era stata adibita a carcere per i prigionieri di guerra russi catturati dall'esercito austroungarico sul fronte orientale.

A partire dal 1949, dopo la rottura con Stalin, Tito la trasformò in luogo di detenzione per dissidenti e vi fece internare molti comunisti ritenuti vicini all'Unione Sovietica. Tra questi, molti di quei cittadini italiani che si erano trasferiti in Jugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale per partecipare all' “edificazione del socialismo”. Sull'isola vennero rinchiusi anche anticomunisti e criminali comuni.

Gli oltre quarantamila prigionieri politici internati a Goli Otok erano costretti ai lavori forzati spesso in dure condizioni atmosferiche, con caldo torrido durante l'estate e vento di bora in inverno. Di questi, almeno quattromila morirono a seguito di torture o di stenti. Come emerge dalle testimonianze dei sopravvissuti, l'isola era soprattutto un luogo destinato all'annientamento psicologico dei detenuti sistematicamente interrogati, picchiati e torturati.

Goli Otok cessò di essere un carcere politico nel 1956 con la normalizzazione dei rapporti tra Jugoslavia e URSS, seguita alla morte di Stalin. Convertita in carcere per detenuti comuni, la colonia penale fu chiusa definitivamente solo nel 1988.

Oggi l'isola è completamente disabitata, visitata solo da turisti occasionali e periodicamente raggiunta da pastori provenienti dalla vicina isola di Rab con le loro greggi. Gli edifici che costituivano l'ex carcere sono abbandonati e in rovina.

Benché Goli Otok sia un noto simbolo degli anni più bui della Jugoslavia comunista, lo stato di degrado in cui si trova mostra l'assenza di un'adeguata riflessione sulla violenza politica di quel regime.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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