Luoghi e memorie |
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Costruito nel 1904, il Narodni Dom (Casa nazionale) era il centro dell'associazionismo della comunità slovena a Trieste. Il moderno palazzo accoglieva un centro polifunzionale costituito da un albergo (l'Hotel Balkan, nome utilizzato da alcuni per designare l'intero edificio), un teatro, e alcune abitazioni private ed era la sede di numerose organizzazioni culturali, economiche e politiche slovene ed alcune ceche, croate, serbe e slovacche.
Il palazzo costituiva il segno tangibile della presenza slovena in città. Alla vigilia della Prima guerra mondiale più di un quarto della popolazione di Trieste, circa 56 mila persone, era sloveno: una dinamica comunità dalla crescente coscienza nazionale. Dopo il 1920 il Narodni Dom divenne il simbolo della repressione anti-slovena del periodo tra le due guerre mondiali. Nel corso di tumulti anti-slavi scoppiati a Trieste, il 13 luglio 1920 l'edificio fu distrutto da squadre fasciste che appiccarono il fuoco e impedirono l'intervento dei pompieri. L'intento era quello di eliminare ciò che per loro costituiva un affronto all'italianità della città e incendiare, insieme al palazzo, gli archivi che raccoglievano la memoria della comunità slovena triestina. I responsabili del rogo non furono mai processati, né i proprietari risarciti. Successivamente, l'affermarsi del regime fascista comportò la completa negazione dei diritti e dell'identità delle minoranze e nel 1927 si giunse alla chiusura definitiva di tutte le organizzazioni slovene. Nel secondo dopoguerra, la comunità slovena cercò più volte di tornare in possesso dell'edificio che le era stato espropriato negli anni '20. Dopo un lungo periodo di abbandono, l'edificio venne acquistato dall'Università di Trieste per stabilirvi la Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori. Fino all'approvazione della legge regionale di tutela della minoranza slovena del 2001 non esistevano basi giuridiche a cui gli sloveni potessero far riferimento per la riacquisizione dell'immobile. Solo di recente alcuni spazi sono stati concessi all'istituto culturale Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste che ha aperto un punto informativo e vi organizza eventi pubblici. Nonostante i passi avanti, la questione della restituzione della proprietà non è stata risolta e resta al centro delle richieste di alcune associazioni slovene in Italia. Accanto all'entrata principale è stata apposta una targa che ricorda il rogo del 1920 e la repressione subita dalla minoranza slovena e che si conclude con la frase “Il Narodni Dom rivive nella coscienza di una nuova comune casa europea 1904-2004” inaugurando il futuro europeo della città. Il centenario dell'edificazione del palazzo, infatti, ha coinciso con l'anno dell'ingresso nell'Unione Europea della Slovenia. Come nel dopoguerra, anche oggi, il processo di integrazione europea offre la cornice per l'elaborazione del passato e in questo caso si dimostra un'opportunità per stimolare in particolare la consapevolezza nell'opinione pubblica italiana sulla violenza perpetrata durante il Ventennio ai danni delle minoranze. |
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