Luoghi e memorie |
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Nella provincia di Gorizia sorge il complesso monumentale di Redipuglia, il maggiore sacrario militare italiano, inaugurato nel 1938 per custodire le salme di 100 mila caduti della Prima guerra mondiale.
Lungo il confine orientale la Grande guerra oppose l'esercito italiano a quello austroungarico che su questo fronte mobilitò per lo più soldati bosniaci, sloveni e croati. Paradossalmente, la località dove venne eretto il monumento che ricorda solo caduti italiani si ritiene prenda il nome da un'espressione slovena: sredij polije (terra di mezzo) o rodopolje (campo dissodato). Dopo la carneficina del primo conflitto mondiale, costato all'Italia 600 mila morti, nel paese vennero costruiti molti cimiteri di guerra e monumenti ai caduti. Nel corso degli anni '30 il regime fascista trasformò questi luoghi di elaborazione del lutto in strumenti della propaganda per educare le masse al culto della nazione. Il Sacrario militare di Redipuglia ne è un esempio emblematico. Nel 1938 il regime realizzò questa area monumentale sulle pendici del Monte Sei Busi, teatro di aspri combattimenti nella Prima guerra mondiale, proprio di fronte al più grande cimitero militare italiano nel quale erano sepolti 40 mila soldati. Il memoriale di Redipuglia rappresenta lo schieramento militare di un'armata di 100 mila uomini. Al centro è posta la tomba di Emanuele Filiberto, duca d'Aosta e comandante della III Armata, affiancato dai suoi generali. Disposte su ventidue gradoni sono sepolte le salme di 39.857 caduti identificati e, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, si trovano 60.330 caduti ignoti. L'enorme scalinata intendeva generare il senso dell'eroismo di una collettività. Lo scopo della enorme e severa architettura celebrativa non era quello di creare commozione per la dimensione della tragedia e cordoglio per le vittime, bensì suscitare esaltazione per la patria e glorificarne i condottieri e i martiri. Di conseguenza non vi era posto per il ricordo dei morti di parte avversa. |
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