Luoghi e memorie |
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Alla periferia di Trieste, tra stadio, case e centri commerciali, si trova la Risiera di San Sabba (Rižarna pri Sveti Soboti in sloveno). Lo stabilimento, originariamente utilizzato per la lavorazione di riso e di altri cereali, fu trasformato dai nazisti in campo di concentramento nel 1943, all'indomani dell'armistizio, dell'occupazione tedesca della città e della creazione della Zona d'operazione litorale adriatico. Supervisore della Risiera fu l'ufficiale austriaco delle SS Odilo Globocnik, triestino di nascita.
San Sabba fu un campo di transito, detenzione e tortura dove morirono tra le 3 e le 5 mila persone. Fu l'unico lager in Italia nel quale fu messo in funzione un forno crematorio utilizzato per eliminare partigiani e civili, in gran parte sloveni e croati, oltre ad ebrei e italiani. Gli ebrei venivano internati a San Sabba prima della deportazione nei campi di sterminio in Germania e Polonia. Tra il 29 e il 30 aprile 1945 i nazisti in fuga fecero esplodere il forno insieme alla sua ciminiera per eliminare le prove degli eccidi commessi. Dopo la liberazione fu adibito dal governo militare alleato a campo raccolta per sfollati e successivamente vi fu allestito un campo profughi che accolse gli esuli istriani, giuliani e dalmati e rimase in funzione fino al 1954. A metà degli anni '50, alla magistratura di Trieste venne trasmesso un rapporto sui crimini commessi durante il funzionamento del lager. Nonostante la documentazione raccolta le indagini non vennero avviate. Dieci anni dopo ad interessarsi della Risiera fu la magistratura tedesca, impegnata in processi contro i criminali nazisti. Le indagini si scontrarono però con i conflitti di competenza tra magistratura civile e militare italiana. L'istruttoria si riaprì solo nel 1975 quando la Corte di Cassazione attribuì il caso alla giustizia ordinaria. Il processo celebrato l'anno successivo non coinvolse alcun italiano nonostante la partecipazione alla gestione del campo. Si concentrò invece sulle responsabilità tedesche e si concluse con una condanna all'ergastolo dell'ultimo comandante del lager, unico imputato ancora in vita. La magistratura, infine, non prese in esame i crimini commessi contro i prigionieri politici ma solo contro i civili. Dopo il suo abbandono, il campo fu parzialmente distrutto da un incendio. Nel 1965 venne ristrutturato e dichiarato monumento nazionale e soltanto dieci anni dopo entrò in funzione l'attuale museo. Da allora, il monumento ed il museo contribuiscono a costruire una memoria collettiva della Seconda guerra mondiale in Italia ed a rendere San Sabba uno dei simboli di quella tragedia. Ogni anno, infatti, il 27 gennaio, nel “Giorno della memoria”, Trieste commemora la Shoah alla Risiera di San Sabba dove transitarono migliaia di ebrei italiani prima della deportazione verso i campi di sterminio. |
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