In Europa |
I regimi politici che si sono succeduti nel corso del XX secolo hanno messo in atto ripetuti tentativi di uniformare la composizione etnica dell'Alto Adriatico, come descritto nel modulo storico. Il popolamento della regione è stato segnato in modo definitivo dall'annichilimento della presenza ebraica durante la Seconda guerra mondiale e dallo sradicamento di gran parte della comunità italiana dai territori passati sotto amministrazione jugoslava dopo il 1945.
La contrapposizione di vari sistemi politici in quest'area non è stata l'unica causa delle numerose trasformazioni che la regione ha vissuto. A partire dal secondo dopoguerra, anche la modernizzazione economica ha avuto un'influenza sul complesso intreccio di lingue, religioni, e culture differenti. Dopo gli anni difficili del secondo dopoguerra, quando migliaia di persone emigravano in Australia, America del nord e del sud, sul lato italiano del confine si è assistito all'immigrazione interna dal Mezzogiorno. In Jugoslavia le zone abbandonate dagli esuli italiani sono state ripopolate da cittadini affluiti dal resto del paese. Successivamente si è verificato un fenomeno di migrazione interna simile a quello italiano: dalle zone rurali alle città e dalle aree meno sviluppate del mezzogiorno a quelle più sviluppate del nord. Negli ultimi decenni, l’immigrazione internazionale legata alla globalizzazione ha portato anche nell'Alto Adriatico migliaia di cittadini da tutto il mondo (cinesi, albanesi, romeni, nord-africani, ecc). Come risultato di queste successive migrazioni, la composizione multietnica della regione è resa più complessa dalla presenza di nuove comunità accanto alle tre principali che storicamente hanno popolato la regione: italiani, sloveni, croati. La complessità delle aree popolate da persone con retroterra culturali e linguistici diversi può a volte rappresentare una difficoltà; ma l'esperienza di contesti multiculturali costituisce anche una risorsa per affrontare meglio le sfide del mondo contemporaneo. |
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